Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
Si dicono pronti alle barricate. E non è certo in strada o in ufficio che si blinderanno, che resisteranno, ma in una torre d’avorio. Il luogo dell’elitarismo economico, del privilegio ingiusto e ingiustificato è sempre la Regione, ma stavolta non sono gli onorevoli deputati a opporsi al cambiamento che da quelle parti chiamano vessazione e nel resto del mondo è definito equiparazione. La battaglia, che si annuncia sanguinosa, è condotta dai dipendenti regionali di vecchia data, quelli assunti prima del 1986 (gli altri sono incolpevoli spettatori), e da una compagine sindacale che è infarcita – guarda un po’ – di regionali con quella cruciale anzianità. Nella Finanziaria crocettiana sono previsti, tra le altre cose, il loro allineamento al trattamento pensionistico degli statali e una sforbiciatina alle ore di permesso sindacale: insomma un po’ più di uguaglianza rispetto al resto d’Italia (…). Ma i barricaderi non ci stanno a cedere di un millimetro e snobbano persino la circostanza che l’odiata finanziaria regionale in realtà gli regala un’uscita di sicurezza in più per la pensione. Quindi via a sit-in, occupazioni e cortei. Con un’argomentazione geniale: “Se i tagli risolvessero i problemi della Sicilia, li accetteremmo”. Traduzione: o un taglio è drastico o non lo si fa. Traduzione della traduzione: per un certo sindacato la migliore soluzione di un problema è additare un problema più grande.