Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
Piovono sciocchezze sulla testa del povero Antonio Ingroia, ex magistrato, ex candidato a premier, ex formatore di pattuglie anti-narcos, ex leader di Rivoluzione Civile, ex presidente di Riscossione Sicilia, ex commissario della Provincia di Trapani, attualmente amministratore unico di Sicilia e-Servizi. Proprio in questa ultima veste, il gip Lorenzo Matassa ha ordinato alla procura di Palermo di indagarlo per abuso in atti d’ufficio. La vicenda giudiziaria è complessa e sarebbe poco avvincente se Ingroia, pur avvertendo il suo pubblico di aver “cose più serie a cui pensare”, non si fosse esibito in un’argomentazione che costituisce il pilastro di un inscalfibile sistema assiomatico: indagare me è una sciocchezza colossale. (…)
Insomma dovevano passare alla santificazione, ma al momento si sono fermati al martirio. Succede quando si è incompresi, quando la memoria la si invoca e non la si esercita, quando si dimentica che la modestia è in fondo una forma raffinata di vanità. Il mistero della parabola di Antonio Ingroia, da coraggioso pm e simpatico discettatore televisivo a modesto leader politico e appassionato protagonista della fanta-rivoluzione Crocettiana, è tuttora insoluto. L’unica certezza è che l’ex magistrato conosce talmente bene la legge da ritenere possibile che ci debba essere per forza un viceversa.