La foto impazza sul web. Quante volte avete letto questa frase? Molte. E quante volte invece avete pensato alla sua contraddittorietà? Dare una (pseudo) notizia della circolazione di una (pseudo) notizia sembra essere diventata la caratteristica fondamentale dell’informazione moderna. Il fatto poi, che “la foto che impazza sul web” sia generalmente una bufala, rende l’idea di quanto i consumi di notizie siano cambiati grazie alla rete. La sovrabbondanza di fatti, l’amplificazione dei media con conseguente perdita di controllo delle fonti, ci hanno reso pericolosamente onnivori di fronte alla cronaca. Consumiamo politica e gossip come se fossero la stessa cosa, divoriamo scoop e cazzate come se avessero lo stesso sapore, mescoliamo finzione e realtà come se il photoshop fosse la nostra bibbia.
Il vero problema dell’informazione del giorno d’oggi è che ha perso l’appiglio della verosimiglianza, scimmiottando il peggio di internet e dimenticando il pensiero cardine del giornalismo: una minchiata non può diventare notizia neanche sotto tortura.
Un tempo una foto malamente ritoccata e palesemente falsa finiva nel cestino, oggi “impazza sul web”. Probabilmente domani ci convinceranno che è bello nutrirsi di rifiuti.
Purtroppo, e ormai da tempo, ci stiamo (ci stanno) nutrendo di rifiuti metaforicamente e fisicamente. “La gente mangia quello che gli dai da mangiare!”: è una vecchia legge, non scritta, di coloro che controllano il potere e le nostre vite.
Basterebbe solo riflettere a coloro e a quanti si trovano alla sorgente dell’informazione mondiale (quante agenzie di stampa ci sono? chi le controlla?) e della catena alimentare (quante multinazionali controllano il cibo e la sua distribuzione? 10? 15? 20? sempre troppo poche!).
La globalizzazione ha come conseguenza, ormai evidente, l’ipercapitalismo. Ha avuto gli stessi effetti dell’inquinamento ambientale, causato dal “progresso”, che in meno di una generazione ha distrutto la biodiversità facendo estinguere il 50% della fauna che era conosciuta 50 anni fa. Lo stesso è accaduto per l’economia del pianeta: non esiste più la concorrenza, la libertà di scelta tanto per il cibo quanto per l’informazione. Per farci credere che esiste ancora la concorrenza hanno creato le autorità antitrust, di sorveglianza del consumatore e della salute, dell’informazione: così la merda è certificata!