Lo scorso anno scrissi di una bottiglia di Sassicaia e delle magie legate a quel vino. L’indomani mi arrivò un’e-mail di ringraziamento dal direttore della Tenuta San Guido che ci invitava in azienda per una visita. Mi sembrava un puro esercizio di cortesia per un post che effettivamente celebrava le meraviglie di quel vino.
E invece.
E invece qualche giorno fa ci siamo ritrovati a Bolgheri, nell’austera tenuta del marchese Incisa a vivere l’incanto della storia di uno dei vini più famosi del mondo. E, ovviamente, a degustare con adeguato trasporto.
Le emozioni di una visita riservata interamente a noi, lontana quindi dal clamore pubblicitario dei tour guidati tipo “gruppo vacanze”, le tengo lontane da queste pagine, per non tradire il patto non scritto sull’elegante riservatezza di un’azienda che non cerca comode postazioni sotto i riflettori. Però ricordatevi che dietro una buona bottiglia c’è sempre buona gente, e che il vino – a differenza del poker e della politica – non conosce bluff.
Pensateci quando avrete la fortuna di assaggiare un Sassicaia (magari del 2004).
Manganelli scriveva che le parole, se mal usate, si ribellano. Premessa, questa, che chiunque pratichi il mestiere della scrittura dovrebbe sempre tener presente. Leggo in questo breve commento la raffinatezza e il buongusto della semplicità. Anche e soprattutto così si nobilitano le cose … e le parole non insorgono. Elena B.
SASSICAIA E IO
Siamo nella verde Scozia io e mio marito Rodolfo, ospiti di una coppia esilarante, che si è ristrutturata una vecchia birreria in un paesino microscopico (unico esercizio, ça va sans le dire, il PUB) vicino Glasgow. Tipo casa delle riviste AD, Vogue etc. Il piano di sopra consta (anche) di un superspazio tutto bianco, con moquette bianca etc. Facile immaginare come, con abile mossa del mio delicato piedino, io sia riuscita a fare cadere sull’immacolata moquette e, sotto forma di schizzo, sull’immacolato divano di design, mezza bottiglia di Sassicaia di non so quale anno, ma era sicuro uno importantissimo. Mentre Rodolfo diventa prima bordò e poi verde e mentre io ammutolisco e trattengo le lacrime, la padrona di casa, impassibile, pronunzia (lo giuro!) le seguenti parole: no problem Roby, we have Vanish!! Piglia stu vanish scozzese – che mai più in tutta la vita ho ritrovato, secondo me era una formula segreta da lei inventata e camuffata da vanish per depistare le spie industriali – lo spruzza sul misfatto e, magia!, dopo dieci minuti tutto ritorna eburneo!! Ovviamente però invece di un’altra bottiglia di Sassicaia, si brindò a single malt…