Il silenzio dei blogger

C’è una corrente di pensiero secondo la quale la giornata di silenzio dei blogger contro il Ddl Alfano è stata inutile o controproducente. Lo slogan di questa anti-protesta è: urliamo contro chi vuole ridurci al silenzio.
Strategia opposta rispetto a quella adottata ieri da centinaia di blogger in tutta Italia.

Ho aderito, e molti di voi con me, alla mobilitazione silenziosa contro un provvedimento che traveste da regola democratica un insieme di cavilli liberticidi. Un esempio per tutti: l’obbligo di rettifica in tempi ristrettissimi (48 ore) quando capita nel week-end o in momenti in cui il blog è sguarnito (del resto il blog non è una testata giornalistica e non c’è alcun vincolo di presidio) diventa un trappolone. Infatti il potente di turno – forte di avvocati e consulenze, magari a spese della collettività – può far leva su un’imperfezione della vostra critica per farvi condannare al pagamento di cifre enormi.
L’esigenza di un maggior equilibrio è una scusa per tagliare le gambe all’unico sistema di circolazione di idee libere che attualmente esiste in questo Paese. L’equilibrio vero infatti lo si trova pesando le parti sui due piatti della bilancia, e non truccando la stessa. In realtà – ma questo nessuno lo dice – quando si vive in un sistema governativo blindato nei suoi mezzi d’informazione e nelle sue maggioranze bulgare, è difficile che qualche blog non allineato possa costituire un pericolo per la democrazia.

Protestare contro chi per raggiungere un finto equilibrio vuol cambiare gli strumenti e le unità di misura è opera quotidiana di questo e di moltissimi altri blog. Se per un giorno abbiamo voluto cambiare modalità di protesta non è certo per stanchezza, vigliaccheria o follia.

Mettiamola così: uno dei maggiori strateghi politici degli ultimi secoli è riuscito a bloccare eserciti e a mettere in crisi immensi apparati politici scardinando gli schemi della lotta sociale. Si chiamava Gandhi e faceva tremare il nemico quando imponeva ai suoi di fermarsi e di sdraiarsi per terra. Non sarà il nostro caso però, coi fulgidi esempi di moderni condottieri che la cronaca ci impone, citare una figura di tale livello fa bene al cuore, no?

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

6 commenti su “Il silenzio dei blogger”

  1. Esistono i “bastiani contrari” per vocazione o di professione. Personalmente, dopo un poco mi annoiano.

  2. Secondo me una protesta non è mai inutile; è il silenzio-assenso che denota pigrizia, sottomissione, rinuncia. O altro tipo di adesione.
    “Facciamo silenzio perchè è al silenzio che ci volete ridurre” ha un valido significato per questo genera polemiche. Che ben vengano, è pur sempre un modo di parlarne, di non fare silenzio.

  3. Voglio dire il silenzio di ieri ha la forma-credo- di una provocazione. Le provocazioni sollevano contraddittori, fa parte del gioco.

  4. Però sono d’accordo anche con Ludovica. Io non credo che tutto l’amore faccia bene. Ci sono amori tossici, amori devastanti, amori non ricambiati che fanno male e questo male prima o poi ci si rivolta contro. Certo, ci si “ricade” sempre però è anche vero che di amore ci si ammala.

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