Possono giocare una partita di calcio senza avere bisogno di trovare una squadra avversaria. Hanno persino una riserva o, se preferiscono, un arbitro. Sono in ventitrè. Il numero di cromosomi nelle cellule germinali umane. Il numero che nella smorfia napoletana rappresenta lo scemo. Il numero di maglia di Michael Jordan. Il numero di coltellate inferte a Giulio Cesare. Il numero di figlie di Adamo ed Eva. E, da pochi giorni, il numero di addetti stampa del presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, appunto.
Il governatore dell’Isola non è certo un pigro, questo va detto. Ha un’attività lavorativa febbrile ed è chiaro che ha bisogno di un’ampia schiera di collaboratori. Se anche questi colleghi lavorassero a turno un solo giorno alla settimana, Cuffaro godrebbe di una forza operativa di 3,28 giornalisti ogni 24 ore.
La coltura estensiva delle assunzioni produce solo frutti bacati, quelli dell’assistenzialismo e del clientelismo. In una regione che ha bisogno di sbracciarsi per essere competitiva non è un bell’esempio, quello del suo presidente. Se io fossi in lui non perderei tempo a spiegare – di certo avrà leggi, codicilli e delibere dalla sua – ma correrei subito ai ripari. Dopo aver detto: scusate, abbiamo sbagliato.
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