Dice il ministro Tremonti che il 2009 sarà un anno terribile per la nostra economia, nonostante il premier tenti di minimizzare da mesi la portata della crisi. Ora, se persino un fedele scudiero smentisce il verbo del padrone, c’è davvero da preoccuparsi. E non solo per il nostro conto in banca, ma per gli irritanti sofismi che chi ci governa sciorina a mo’ di filastrocca. Ci rimbambiscono avvertendoci che bisogna evitare la “stretta creditizia”, che ci sono “100 miliardi bloccati dall’eccesso di burocrazia”, che sui “bond non bisogna ragionare in termini di indebitamento”, che il Pil è in calo. Nessuno però ha il coraggio di dire che la macchina burocratica, ancorché farraginosa, è vergognosamente costosa. Che i ministeri costano troppo e producono poco. Che i privilegi economici dei parlamentari andrebbero dimezzati. Che i prezzi al dettaglio dei beni primari dovrebbero essere tutelati per legge. Che il moltiplicarsi delle tasse genera il moltiplicarsi degli evasori. Che gli aiuti di Stato alle imprese sono un bicchiere d’acqua nella sabbia del Sahara.
Credo, ma posso sbagliare, che alle famiglie non si dia una mano promettendo “di potenziare gli strumenti per aiutarle nel pagamento delle rate dei mutui per la casa, l’acquisto di automobili e di altri beni”, ma impedendo che un carciofo costi un euro a Cerda (la patria del carciofo), che una famiglia media debba spendere quattro euro al giorno (ottomila lire) per comprare il pane, che una pizza margherita costi otto euro (sedicimila lire), che una birra nazionale al bar costi quattro euro, che una bottiglia d’acqua siciliana costi in un supermercato siciliano cinquanta centesimi (mille lire). Il “potenziamento di strumenti” di cui non si capisce un’acca insomma dovrebbe lasciar spazio al potenziamento della buona creanza. Che però come ogni cosa gratuita è difficile da reperire.
OT
A causa di un problema tecnico il blog non è stato raggiungibile per qualche ora. Mi scuso. Del resto, cose del genere succedono anche nelle migliori famiglie.