Da molti anni, quando mi sposto in auto per le vacanze, uso il navigatore. Ultimamente mi è capitato di provare anche l’app Mappe dell’iPad e l’ho trovata molto divertente (in verità l’ha provata mia moglie che riesce tranquillamente a leggere mentre l’auto è in movimento).
Quello che mi chiedo è quanto il divertimento per un oggetto che ti toglie un pensiero (quello di dover stare attento a svincoli e traverse) sfoci in un atteggiamento passivo, di pigrizia e intorpidimento mentale.
Ricordo decine di casi in cui sbagliando strada, ho scoperto nuovi posti, ho apprezzato panorami che non mi aspettavo, mi sono imbattuto in suggestive locande, e così via.
Non voglio fare il solito pippone sulla tecnologia che raffredda le nostre esperienze o su quanto erano belli i tempi in cui la vita era analogica al cento per cento. Sono il primo che si rompe le scatole quando imbocca la traversa sbagliata.
Però penso che di tanto in tanto potremmo usare questo strumento in maniera meno nevrotica, ad esempio chiedendogli di proporci l’itinerario più suggestivo anziché quello più breve. Oppure indugiando un po’ sulle mappe digitali alla ricerca di luoghi poco noti.
Insomma se ormai è difficile sbagliare strada, regaliamoci l’illusione di non vivere in un mondo dove tutto è deciso da un preziosissimo e odiosissimo microchip.