L’articolo di ieri su la Repubblica Palermo.
C’è uno scherzo che è entrato nell’epica palermitana. Uno scherzo che è durato cinque anni.
Sardegna, 1980. C’è un gruppo di palermitani in vacanza in Sardegna guidato da Roberto Buscetta che è anche l’ideatore della messinscena. Entrano in un negozio di abbigliamento di un paesino chiamato Cannigione e lì uno di loro, che chiameremo Piero, resta colpito da una ragazza, Lorella. Lui è timido, il colpo di fulmine lo tramortisce. Qui parte la macchinazione. Qualche giorno dopo uno degli amici inventa di essere riuscito ad avere l’indirizzo di casa della ragazza e Piero, sbavando, glielo estorce.
Tornato a Palermo, Piero decide di scrivere a Lorella e si rivolge a Roberto Buscetta perché tra i suoi amici è l’unico che incatena parole in modo decente. La prima lettera è bell’e pronta e di spedirla s’incarica lo stesso Buscetta perché, dice, ha la buca delle lettere sotto casa. È il primo atto di una corrispondenza amorosa estenuante: Piero scrive, anzi fa scrivere il suo ghostwriter traditore, e gli amici rispondono per conto dell’inconsapevole Lorella.