Il bello di essere vip

Copia di foto

Oggi nel raccontare la festa per il nuovo re d’Olanda, Laura Laurenzi su Repubblica svela un piccante retroscena del cerimoniale.

Grazie a Barbara Cappello.

Il re di Palermo

Il re di Palermo è nato a Nardò, in provincia di Foggia Lecce, parla pugliese ed è un campione di umanità.
E’ Fabrizio Miccoli, il mio calciatore preferito: ovvero un termine di paragone costante, qualunque sia la partita che si sta guardando, un magico anello di congiunzione con l’infanzia delle figurine Panini, un’entità superiore alla quale si chiedono miracoli di cuoio.
Sire Miccoli ieri ha raccontato come e perché ha scelto di rimanere a Palermo, nonostante un’offerta milionaria da Birmingham: non esistono solo i soldi, questo è il succo.
In un momento in cui cresce la folla di personaggi che insultano quotidianamente, con la loro semplice presenza, questa città, in cui si tende a fuggire più che a rimanere (vedi l’avventura del sindaco in contumacia), in cui ci si riempie la bocca di verbi al futuro dimenticando l’urgenza del presente, in questo momento il gesto di re Miccoli mi appare consolante.
E non mi importa se i suoi sacrifici economici sono quelli di un giocatore che è già ben pagato, né della ruffianeria intrinseca delle conferenze stampa, mi interessa soltanto la gioia egoistica di poter contare ancora su un gigante di un metro e sessantotto quando la mia squadra è in difficoltà, di ballare di gioia davanti al divano quando il re manda in rete un pallone che sembra radiocomandato. Mi affascina il mito dell’uomo che usa il piede come bacchetta magica e che quando segna ci guarda dal televisore con quegli occhi sgranati e ci dice: questo gol è per voi.
Perché lui questo sa fare: violare difese avversarie, abbattere portieri blasonati, correre col ginocchio fracassato, sparare pallonate, dipingere traiettorie e riscuotere applausi meritati.
In una città priva di gran parte di ciò che le è dovuto, Fabrizio Miccoli è un uomo da portare in trionfo. Come si addice a un re.