Il mio amico Giovanni

le-5mila-lireUna banconota da cinquemila lire spezzata in due.
Venticinque anni fa.
Una parte a me, una parte al mio amico Giovanni Caminita. Lui partiva per l’Olanda, inseguiva il suo talento di musicista. Io restavo a Palermo, appendevo la chitarra al chiodo e inseguivo un altro mestiere.
Le due mezze banconote erano il simbolo di un’amicizia eterna.
La mia quota di ricordo cartaceo è andata smarrita non so come, non so quando.
La sua c’è ancora. Ieri me l’ha mandata via e-mail (la vedete sopra) per ricordarmi chi siamo stati e chi siamo ancora.
Confesso che mi sono scese due lacrime.
Grazie, caro Giovanni. Per aver preservato dalla distrazione anche la mia parte di affetto.

P.S.
Giovanni Caminita lavora in Olanda con Marco Borsato, che è un idolo delle folle del suo Paese. Ho a casa un dvd di un suo concerto che farebbe impallidire qualunque cantante italiano per arrangiamenti, coreografie e pubblico.

P.P.S.
Scusatemi per l’uso privatissimo di questo mezzo. Probabilmente chi di voi ha la fortuna di avere amici sinceri (e lontani) capirà.

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Visto su Wittgenstein.

L’arma dell’arte

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

Nel marasma quotidiano di fabbriche che chiudono, decreti armati, intelligenze disarmate, politica inutile, cassetti pieni di cose utili, saltimbanchi in doppio petto, idioti impettiti, morti spacciati per vivi, vivi che insegnano a piangere ai morti, cattive intenzioni fatte passare per soluzioni e soluzioni bruciate come cattive intenzioni, mi sento meglio quando leggo un libro o ascolto musica. E più vado avanti negli anni, più ho la consapevolezza che l’arte sia una specie di vaccino. Il culto del bello è uno scudo contro le offese del non bello, perché non prevede l’inquinamento dell’etica, non si impantana nelle convenzioni. E’ la strada migliore verso la libertà, ognuno ha la sua e nessuno può piazzare divieti per capriccio.
C’è un tale che sta ravanando tra le rovine di questo paese. Quest’uomo, forte delle regole che detta lui stesso (salvo smontarle e rimontarle in modo diverso, ogni giorno, tipo Lego), non si fermerà fin quando non troverà quel che inconsapevolmente cerca: il seme della propria follia.
Se dedichiamo attenzione a ciò che a lui è ontologicamente estraneo, cioè all’arte, gli toglieremo l’audience che è il suo ossigeno.
Parliamo di libri, di musica, di pittura, di cinema. Tanto, anche se il Dittatore delle macerie ci spiasse, non capirebbe un tubo.
Ad esempio, in tempi di disperazione, suggerisco la lettura de “L’esistenza di dio” di Raul Montanari.