L’articolo pubblicato ieri su La Repubblica Palermo.
Il porno non è sempre stato com’è adesso. Non è sempre stato facile reperirlo e soprattutto non è sempre stato un affare intimo. Prima di internet, intorno alla metà degli anni Ottanta, ha avuto a Palermo un vero riverbero sociale. Erano gli anni in cui il porno italiano, quello di Riccardo Schicchi, trasformava i cinema in teatri a luci rosse, con spettacoli-bolgia dove per entrare si faceva la coda come allo stadio o in discoteca. In quegli anni sbarcò a Palermo la diva di quel genere, Moana Pozzi, e al giornale si decise che avrei dovuto occuparmene io. L’invitammo per l’edizione mattutina del tg. Quando arrivò, la redazione era stracolma di fan insospettabili: giornalisti che avrebbero dovuto essere in settimana corta, poligrafici, amministrativi e persino un centralinista che teneva sottobraccio un mazzo di riviste porno. Quando gli chiesi ridendo se gli servissero per un ripasso, lui rispose serio: no, le voglio autografate.
Era cambiato tutto.