Mi è capitato più volte di difendere un diritto ancestrale, che è quello di odiare. Odiare non significa progettare vendetta o istigare alla violenza: significa manifestare un disprezzo netto, sancire un confine, strappare un foglio sociale. Da una parte io, dall’altra la persona odiata.
Ecco, ho letto a fatica la storia di questa Alessia Pifferi, la pseudomamma che ha lasciato morire la figlia di sete e di fame perché voleva spassarsela. E, io che non sono padre e che non lascerò traccia del mio passaggio su questa terra, ho sublimato il mio odio in questa orribile persona.
Sono certo che Dio può proteggerci dalle tentazioni più schifose e dalle pulsioni più abiette: non a caso lui è il migliore e noi siamo comunque suoi figli indegni. Ma se avesse un momento di distrazione e al suo posto prendesse il comando, tipo per le ferie, un suo vice, gli chiederei di distrarsi un attimo. Gli chiederei di affidare il caso Alessia Pifferi – ripeto donna orribile e vergogna di un’umanità senza vergogna – alle truppe più crudeli delle Guardie dell’Inferno. Magari trascinandosi appresso, e facendogli mangiare più fango possibile, anche quegli ignobili fratelli Bianchi che hanno ammazzato a calci e pugni un ragazzino dolce e inerme.
Ragionateci su.