Alla fine degli anni Ottanta, quando eravamo spettinati dalla vita, ci ritrovammo in un locale di Palermo che sparava rock all’impazzata. Eravamo un manipolo di musicofagi schitarrati, perditempo notturni di varie etnie palermitane. Trascorremmo in quel locale molte estati e molti inverni, sempre a bombardarci di musica e risate, a spartirci birre e sigarette giacché allora il salutismo ci interessava quanto la Critica della ragion pura di Kant. Quel posto si chiamava Malaluna ed era gestito da Ezio, un tipo leggiadramente distaccato dalle cose terrene, una specie di guru senza dottrina che galleggiava in quei locali come il refrain di una canzone dei Police cantato da qualcuno lontano e invisibile: insomma lui c’era ma non imponeva la sua presenza. È forse stato questo il segreto di quel magico accordo che ci tenne tutti insieme per qualche anno: uno al Malaluna faceva quello che voleva, sapendo che era esattamente ciò che voleva l’altro. E tutto andò liscio perché nessuno di noi fece mai nulla di male. Continua a leggere Spettinati dal rock