Silvio Berlusconi è pronto per fare dell’Italia una repubblica presidenziale, cioè per introdurre una forma di governo in cui il potere esecutivo spetta al Presidente, che è sia capo dello Stato che capo del governo.
Il premier tiene molto a questa riforma per un motivo squisitamente personale: chi meglio di lui potrebbe incarnare il mito di PRESIDENTE tutto maiuscolo? Dal momento che è molto probabile che questa rivoluzione avvenga in brevissimo tempo – dipende dal vino e dalla scollatura delle cameriere della cena di Natale – proviamo a immaginare lo scenario.
Verrà istituito un “premio di minoranza”. Ogni tot di parlamentari persi (per sconfitte elettorali, incidenti, incarcerazioni) la minoranza pagherà pegno, regalando alla maggioranza una pedina, secondo la famosa regola Villari. Il premio avrà così un duplice vantaggio: da un lato favorirà democraticamente l’ eutanasia delle opposizioni, dall’altro fortificherà il diritto di governo del partito presidenzialmente regnante.
Il cantante Mariano Apicella sarà l’unico partecipante al nuovo Festival di Sanremo con conseguente risparmio sulle spese. Il cd della manifestazione, che non si intitolerà più TuttoSanremo, ma TuttoApicella e nun me scassà a uallara, sarà distribuito nelle scuole dove verranno studiate rime alternative alle parole “core” e “ammore”.
Le procure e i tribunali verranno riconvertiti in centrali atomiche che forniranno energia utilizzando il principio scientifico della “scissione delle prove”: verranno bruciati tutti i faldoni riguardanti i vecchi procedimenti contro il Presidente e i suoi amici, e l’energia prodotta servirà a illuminare tutte le città italiane per almeno due secoli.
Fedele Confalonieri diverrà ministro sempiterno di Cultura, Spettacolo, Pubblica Istruzione e Consigli per gli acquisti: al momento dell’investitura accetterà l’abolizione del suo cognome perché superfluo.
Marcello Dell’Utri sarà chiamato a ridisegnare un modello di federalismo che recuperi il Regno delle due Sicilie: gli amministratori locali godranno dell’appellativo di don e di una adeguata fornitura di lupare.