Un estratto dall’articolo di oggi su La Repubblica.
Se l’avessero fatto i vecchi lupastri del centrodestra si sarebbe scatenato un putiferio: sui cattivi costumi, sui privilegi della casta, sul pelo e sul vizio e via luogocomuneggiando. Invece il reindirizzamento automatico dei dirigenti del Pd negli organici regionali, svelato martedì scorso da Repubblica, non ha suscitato nemmeno un sussurro in quel coro di coscienze civili sempre pronto a cantarle al Palazzo e ai suoi inquilini.
Queste righe sono quindi una sorta di alert, una via di mezzo tra il trillo di una sveglia e il bip bip di un sistema antitaccheggio, un modo per dire ai diretti interessati che tirare fuori il manuale Cencelli è consentito, ma non è la mossa più lungimirante che si potesse immaginare.
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È incredibile che un segretario giovane e motivato come Fausto Raciti non sia riuscito a cogliere il vuoto di credibilità che si celava davanti ai suoi passi.
Come si può pensare che il salvataggio di una pattuglia di uomini di partito grazie a una corsia preferenziale che porta dritto agli uffici di gabinetto del Crocetta-ter, non influisca sull’immagine pubblica di una componente politica che sta cercando, almeno ufficialmente, di rinnovare il Paese? Quanto pesano le competenze specifiche di ciascuno di questi ripescati se, nel nome di una poltrona da occupare, ognuno può fare tutto, anche ciò che non ha mai fatto?
E a destare più di un dubbio non è tanto questo clima da quartierino, dove la piccola folla ai tavoli è sempre la stessa e dove gli estranei sono semplici intrusi, quanto la presunzione di innocenza politica. L’obiezione ricorrente in questi casi è: che dovevamo fare, lasciare i compagni in mezzo a una strada?
Risposta, meno ricorrente: no, però bastava allargare lo sguardo a tutta la strada.
Perché è singolare questa storia degli staff assessoriali imbottiti di dirigenti di partito, ex dipendenti di partito, cassintegrati di partito. Mai che ci scappino un disoccupato senza tessera, un consulente senza casacca.
Nella Regione dell’eterno ripescaggio, dove nessuno è realmente fuori dai giochi finché la vita biologica non ha la meglio su quella politica, la vera salvezza è vivere con l’idea che si debba essere salvati per contratto.
La differenza di trattamento tra chi sta dentro il quartierino e chi è fuori, si traduce in una sperequazione della speranza: un cassintegrato dem è più maneggevole, ingombra meno, non sporca perché il suo travaglio non passa dalla piazza, ma transita direttamente da una scrivania all’altra.
E tutto ciò non è illegale. Ma intollerabilmente vecchio.