A volte ritornano. Ancora una volta la cronaca giudiziaria entra a gamba tesa in una competizione elettorale. E ancora una volta ci tocca osservare senza farci tentare dai pregiudizi, ma senza nemmeno fare i pesci in barile. Dopo il caso delle firme false del Movimento 5 Stelle, che ha decimato il parterre di candidati e stremato i pazienti militanti delle truppe grilline, esplode la bomba Ferrandelli. Un collaboratore di giustizia, Giuseppe Tantillo, parla di soldi in cambio di voti nelle Amministrative del 2012, quelle in cui Leoluca Orlando parlò di brogli elettorali. E appunto fa il nome di Fabrizio Ferrandelli, che è in corsa anche in questa competizione, in uno scenario diverso dato lo scacchiere delle alleanze ancora non definito.
Il caso dei 5 Stelle sembra ormai abbastanza definito, a meno del sorgere di un ennesimo complotto tipo la penna corrotta dai poteri forti delle multinazionali dell’inchiostro che firma da sola senza una mano che la accompagni: i periti della Procura di Palermo confermano che almeno duecento delle firme per la presentazione delle liste del 2012 sono false. Chi ha sbagliato paghi. E finiamola coi teatrini dell’informazione e del blabla del neo-politichese in salsa negazionista. Amen.
Il caso Ferrandelli è invece molto più complesso. Perché si basa su dati che ancora devono essere filtrati. Non c’è motivo di mettere in dubbio la genuinità delle indagini della Procura di Palermo, ma – va detto senza remore – la stessa risolutezza va usata nei confronti dell’indagato. Per un paio di semplici motivi che spiego sinteticamente (non è il caso di essere prolissi quando la realtà ci presenta solo una parte del conto).
Il collaboratore che accusa Ferrandelli sino al maggio scorso non aveva una patente di attendibilità, poi la situazione è cambiata. Ci saranno effettivamente buoni motivi che non conosciamo.
Lo stesso collaboratore non ha ancora superato un vaglio di credibilità col puntello di una sentenza. L’atto della Procura, oggi, è un passaggio a garanzia dell’indagato Ferrandelli, ma sarebbe da stolti non rilevare che questa garanzia – dato il momento – si trasforma in qualcosa dall’effetto diametralmente opposto.
D’altro canto a chi parla, il più delle volte strumentalmente, di giustizia a orologeria va ricordato che Tantillo ha finito di dichiarare (cioè di vuotare il sacco) un paio di mesi fa. Quindi i tempi del meccanismo giudiziario coincidono con quelli della cronaca.
Magra consolazione: A volte ritornano: vittime, carnefici, illusioni, disillusioni. Comunque spettri.
AGGIORNAMENTO. Qui il podcast della puntata di oggi de Il giustiziere su Radio Time.