Uno sputo per le Br

Gli arresti dei nuovi presunti adepti delle Brigate Rosse mi inducono alcune modeste riflessioni. Ribadisco il “modeste”, perché il punto di vista medio, quello dell’uomo della strada viene spesso travolto dai pareri degli esperti di turno o dalle elefantiache analisi degli analisti chiamati ad analizzare analiticamente.
a) Le Br sono odiose perché uccidono.
b) Le Br sono ancora più odiose quando ricompaiono nonostante gli annunci della loro estinzione.
c) Le Br sono un nemico collettivo e devono suscitare una reazione collettiva.
d) Le Br non hanno un piano del quale si intuisca una logica terrena.
e) Le Br scelgono i loro obiettivi con un disegno che solo i panzuti soloni giudicano organico.
f) Le Br sono un sodalizio criminale composto da criminali senza una virgola di coraggio.
g) Alle Br non si parla, si sputa in faccia: dovrebbe essere studiata in tal senso una pena accessoria.

Un bel posto

Torno da Barcellona. Un posto dove vi consiglio di andare. Un posto dove la gente ti ascolta anche se non parli la sua stessa lingua. Un posto dove si fa baldoria per strada, ma dove le strade sono sempre pulite. Un posto dove l’euro non affama chi non evade il fisco. Un posto dove la sinistra sta a sinistra e la destra no. Un posto dove i libri sono un argomento di discussione e dove le librerie sono affollate come discoteche. Un posto dove ognuno sta al suo posto perché, nel bene o nel male, se lo è meritato. Un posto dove si pranza e si cena tardi e dove arrivare in anticipo significa passare più tempo in compagnia (magari di estranei). Un bel posto insomma. Ve lo dice uno che vive nella città più cool d’Italia.

Un consiglio

Piccola pausa di tre giorni per questo blog. Il suo titolare/tenutario/manovratore/padrone/inquilino fa una capatina in Spagna per questioni librarie.
Vi lascio con un consiglio: un libro. Si chiama “Figlio di vetro”, è scritto da Giacomo Cacciatore ed è pubblicato da Einaudi. Non voglio sbrodolare, dico solo che è un’opera che coniuga alla perfezione una grande invenzione letteraria con una scrittura importante. E’ un libro che graffia senza il rischio di infettare, induce alla riflessione senza ungersi di tesi precostituite: ho avuto l’onore di leggerlo in anteprima e vi assicuro che contiene uno dei finali più coinvolgenti che conosca. Questo blog non è una testata giornalistica e non ha pretese di autorevolezza (le due cose non sono necessariamente collegate, anzi!), però esibisce una garanzia di autenticità: perché ci sono una faccia, un nome e cognome, nessun paravento di nickname. Quindi il mio consiglio è come ogni post di questo blog: libero e ponderato. Buona lettura!

Finalmente si ride

La tristezza e la commozione di questi ultimi giorni sono state spazzate via da quel simpatico intrattenitore che è il monarca del Polo delle libertà. Sono bastati un palco e un comizietto perché il nostro leader dell’avanspettacolo fatto politica iniziasse le danze pur senza musica.
Quale argomento non doveva mancare per rendere raffinata l’atmosfera? La lite con Veronica, ovviamente. “Ora tutti i giovani sono molto più alti e molto più belli rispetto alla mia epoca, e anche le donne perché ci sono la chirurgia estetica, le creme. Ma non parliamone, non ne posso più parlare…”. Da morire dal ridere, ragazzi!
E poi? I gay, che domande…
“I gay stanno tutti dall’altra parte”. Cioè votano a sinistraaah ah ah! Da star male, che forza! E’ in questi momenti che il nostro ex premier mi diventa simpatico, quando perde il senso della misura e la tridimensionalità della decenza. Perché mi fa capire chi è e da che parte sta. Perché, lo ammetto, ogni tanto mi confondo.

Stupidini


Nel gioco della politica, negli incastri della cronaca, nei nodi della vita, persino nel fragore di una morte violenta c’è sempre chi, dovendosi manifestare “contro” ad ogni costo, spara una cazzata causando quella che i giornali chiamano semplicisticamente “bufera”.
Due esempi freschi freschi (si parla ovviamente dei tragici fatti di Catania): il deputato di Rifondazione e capo dei No-global del sud Italia Francesco Caruso (nella foto, senza cravatta) e il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese (nella foto, con cravatta). Il primo in un’intervista al Corsera ha minimizzato l’uccisione dell’ispettore capo Raciti, bollando la polizia italiana come una banda di manganellatori. L’altro ha spensieratamente dichiarato che il calcio in fondo ha i suoi prezzi che i morti fanno parte del sistema.
Domando.
E se invece di impantanarci nei distinguo di repliche, controrepliche, precisazioni, rettifiche e prese di distanza ci abituassimo a bollare subito come STUPIDINO chi dice cose del genere?
E se riuscissimo – col nostro voto e col nostro dissenso verbale e pacifico – a togliere audience e a toglierci dalle palle questi STUPIDINI?
Se li incontrate per strada, se avete il loro numero di telefono, se conoscete la loro e-mail provate a contattarli (e comunicatemi come fare) solo per sussurrare: STUPIDINO.

Il bravo presentatore

Ci sarà qualcosa di scassato nel motore che muove la coscienza collettiva italiana se ci si deve aggrappare alle parole di un presentatore televisivo per trovare un brandello di verità scomoda ma onesta. Pippo Baudo ieri, dalla platea di “Quelli che il calcio…”(mica in Parlamento o all’università) ha criticato la Chiesa siciliana e persino il Papa. Lo ha fatto con toni accesi ma mai fuori misura togliendo a tutti i finti chierichetti della politica tricolore l’alibi del modo e dell’opportunità.
Dopo la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti la festa di Sant’Agata andava bloccata – ha detto in soldoni Baudo – e il Papa anziché comiziare all’Angelus di coppie di fatto ed eutanasia poteva almeno fare un accenno alla tragedia di Catania.
In una situazione complessa come quella in cui ci troviamo, con un governo di sinistra che non riesce nemmeno a reggere la forchetta con la mano sinistra quando ha l’altra impegnata col coltello, ci voleva un bravo presentatore a farci venire in mente che lo Stato è laico e che non può chiedere il permesso alla Santa Sede per ogni passo che ha in mente di fare. E al contempo che la Chiesa non può mostrarsi sorda alle esplosioni di bombe carta e alle urla di quei feriti senza tessera di partito che sono i nostri poliziotti e carabinieri. Quanto ai Pacs e all’eutanasia, il Papa può dormire sonni tranquilli: il governo Prodi traduce le sue divisioni e le sue incertezze in fatti che rasserenano suoi detrattori. Un giorno di questi arresteranno Berlusconi in flagranza di reato mentre mangia un bambino.

Silenzio

Mi tiro fuori dalla canea di bravi commentatori sulla tragedia di Catania. Ne parleremo a mente serena. Restano la mia personale ammirazione per le forze dell’ordine italiane e il dolore per la morte di un QG di cui è bene scandire il nome: Filippo Raciti, ispettore capo.

La fiducia nello Stato

Per una congerie di eventi avverto l’esigenza di parlare bene di qualcuno. Un qualcuno generalizzato (QG) che fa un lavoro duro, guadagna poco, rischia molto. Potrei fare nomi e cognomi, ma so che i diretti interessati non la prenderebbero bene. Il QG mi ha restituito una fiducia nello Stato che non ricordavo neanche di aver perso, forse perché non avevo avuto modo di esercitarla da troppo tempo. Il QG consola con la forza di argomenti duri e sa spronarti con la sorpresa di un sorriso. Gestisce strategia e compassione, dovere e concessioni con un occhio alla legge e l’altro alla persona che ha davanti. Il QG non ha mai a che fare con allegre combriccole o brigate spensierate. Se cede alla propria indole deve essere pronto a pagarne le conseguenze. E per il QG il conto è sempre più salato. Il QG ama il proprio lavoro, non potrebbe farne uno diverso anche se vorrebbe lamentarsi per come viene trattato da chi dovrebbe fornirgli mezzi e incentivi che merita ampiamente. Il QG mette in pericolo la sua vita e non ha pubblico pagante ad applaudirlo quando l’ovazione se la meriterebbe davvero. Cuore e cervello, pugni serrati e pacche di simpatia, onore e onestà.
Non posso che parlare bene di questo QG che ha il nome di molti investigatori, funzionari, agenti della polizia di Stato. Le forze dell’ordine sono un pilastro di un Paese che perde certezze a ogni soffio di vento. Dovremmo ricordarcelo ogni giorno.

Ottomila lire di pane

Giornali, tv e siti web si cimentano da qualche giorno nella misurazione (con bilancino elettronico) delle buste paga degli italiani dopo le riforme. Si assiste alla rimonta degli impiegati, il che potrebbe tranquillamente ispirare un nuovo episodio di Fantozzi data l’entita della cifra: quasi venti euro in più! Nessuno per fortuna ha la faccia tosta di nascondere che tale aumento è abbondantemente sepolto da quel fattore balzano e birichino che è il costo della vita (cresciuto, of course). Per i dettagli vi rimando ai rutti mascherati da opinione di certi economisti da seconda serata. Quello che voglio urlare dal mio fortino telematico è talmente semplice che la famosa casalinga di Voghera potrebbe scriverci su un trattato.
L’EURO CI HA RESI PIU’ POVERI. I PREZZI AL DETTAGLIO SONO RADDOPPIATI MENTRE I NOSTRI STIPENDI SONO STATI SEMPLICEMENTE TRADOTTI IN CIFRE EUROPEE, RIMANENDO INALTERATI.
Ok, ok… mi ricompongo e cerco di restar calmo fin quando non arrivo dal panettiere, al quale verso ogni giorno tre- quattro euro, sette-ottomila lire!
QUANTO PANE CI COMPRAVATE QUALCHE ANNO FA CON OTTOMILA LIRE?
Pardon.
Buona giornata.

L’odore delle notizie

Ora che la pace è andata in onda proviamo a dare una riassettata. Il caro Silvio ha chiesto scusa a sua moglie Veronica nella pubblica piazza mediatica. Qualcuno – tra gli incoscienti del giornalismo – ha criticato Ezio Mauro per aver scelto di pubblicare la missiva della signora: il direttore di Repubblica, che sarà una persona pacata, è riuscito a trattenersi dallo sbottare in un “ma siete rincoglioniti?” ed ha ricordato che una notizia è una notizia. Specie se fa il giro del mondo in poche ore. I giornali non sono opere pie, sono imprese che vendono un prodotto: teniamolo a mente, nel bene e nel male.
Su questo vorrei soffermarmi. Le notizie non hanno odore, anche quelle che ci irritano, che ci fanno scattare dalla sedia, che suscitano una risata o che ci annoiano. Le notizie sono ciò che accade intorno a noi. Sono certi giornalisti a stare fuori da ciò che accade intorno a noi. Sono quelli saccenti, quelli che ritengono di sapere sempre qualcosa in più rispetto a ciò che altri devono ancora raccontare. Sono quelli che si fanno, essi stessi, notizia. Sono incauti nel dare giudizi prima di aver finito di leggere (o di ascoltare) chi sa qualcosa più di loro e vendicativi con chi dimostra loro la fallacità della presunzione.
Silvio e Veronica possono aver fatto pace o imbastito una panzana politico-domestica alle nostre spalle. In ogni caso sempre notizia è, è stata, sarà.