In passerella (e la moda non c’entra)

Alpriate – Vila Franca De Xira

In due giorni ho capito due cose (una cosa al giorno, non male!). La prima è che i portoghesi sono i maestri delle passerelle, le installano dovunque: nelle riserve, in riva a fiumi e mare, persino in mezzo alle aree industriali abbandonate. La seconda è che arrostiscono sempre e comunque, con qualunque temperatura, dappertutto. Per farvi capire, come noi friggiamo loro arrostiscono.  
Cugina evoluta della passerella, nella accezione portoghese, è la pista ciclabile. Che qui non ha la valenza sociale che ha dalle nostre parti: ciclabile, uguale inutili biciclette, spazio prezioso tolto alle auto; esempio da tirare in ballo nelle discussioni oziose, le ciclabili di via Libertà a Palermo (istituite dall’ex sindaco Cammarata) che si schiantavano contro alberi, edicole e trincee di eterni lavori in corso. E non ha neanche l’intransigenza che ha in paesi tipo Svezia e Danimarca dove se rallenti o ti fermi per prendere fiato rischi un tamponamento e una cazziata (infinitamente meglio il tamponamento). 

In Portogallo la ciclabile e la passerella sono il liberi tutti dalle paranoie. Vai come vuoi, al passo che vuoi, nessuno ti caga di striscio, ci si muove ognuno coi cazzi suoi senza un questuante di pensieri altrui, un’ostruzione abusiva, un’invasione di campo fisica o allegorica.
Oggi mi sono sciroppato chilometri di passerelle e ciclabili lungo questo infinito fiume Tejo, che noi chiamiamo Tago manco fosse un biscotto, e non ho mai avuto un’interferenza. Sapete quando siete immersi nei vostri pensieri, con la musica giusta nelle orecchie, vicini al famoso momento perfetto? Ecco, questo Cammino che è lungo ma non strappacarni vi dà la scenografia adeguata.
Mai invadente, un sottofondo che si fa sinfonia da solo.

Non sono un urbanista né un esperto di politiche sociali. Ma sono in grado di capire che un territorio è davvero ben gestito quando non deborda nell’effettismo. Quando è la sua ordinarietà civile e orografica ad accompagnare il turista nel suo essere libero di assemblare e assimilare scenari, idiomi, odori, senza che prevalga un senso civico imposto: la festa comandata, l’evento stagionale (che prelude al buio), la masculiata senza preavviso ovvero il coitus interruptus di una pseudo-politica culturale.
Per tutto questo non serve una bacchetta magica, servono curiosità e costanza. 
I portoghesi sono più indolenti di noi, se ne fottono più di noi (poi, per carità, ti fanno l’insalata con le patatine fritte). Però dimostrano di avere rispetto del loro territorio e soprattuto di chi lo attraversa. E per un popolo che fu di conquistatori non è poco. 

3 – continua

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Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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