Il momento perfetto

C’è una teoria, che ho studiato snocciolato discusso confutato riesumato valorizzato rinnegato diffuso messo in pratica, che serve a evitare il trappolone della ricerca della felicità.
È quella del momento perfetto (MP).
Funziona così. Siccome la felicità è una cosa complicata e alquanto impossibile da raggiungere, ci devono essere dei passaggi alternativi che non sono scorciatoie, e soprattutto ci deve essere un surrogato di buon sapore alla portata di tutti. È così che prende corpo la teoria del MP.
Un momento secondario, non memorabile ma in cui state benissimo.
Un istante in cui le convergenze astrali, tutte insieme, vi danno una pacca sulla spalla: vai sereno.
Un attimo di soddisfazione inaspettata.
Un nanosecondo senza quell’ossessione che vi rovina la vita.
Un weekend di fuga in cui gli inseguitori si arenano al pit-stop.
Un viaggio, un pranzo, una birra, un panorama, un sorriso, una parola, una telefonata, un pensiero inaspettati.
Qualunque cosa e qualunque persona vi inducano, in quell’istante, a considerare con transitoria fermezza un fondamentale concetto di felicità aleatoria: “In questo momento non vorrei essere in nessun altro posto al mondo”. Il “momento” è fondamentale giacché, come indicato qualche riga sopra, l’unica felicità realmente accessibile secondo lo scrivente è comunque un surrogato. E, suvvia, non date una valenza negativa ai surrogati, al contrario confessatevi che è giunto il momento di rivalutarli. La crisi dei valori assoluti – che probabilmente sono franati con l’Armageddon della ragione social – ha spianato la strada a un relativismo di sopravvivenza (e qui sparatemi alla nuca se inciampo nel diegofusarismo). Occupiamoci del qui e adesso, l’eternità è dei morti.
Il momento perfetto è la salvezza di chi sa inventarsi una simil-libertà controcorrente, di chi crede alle favole fatta la tara del lieto fine, di chi sa che un accordo è fatto di almeno tre note ma solo una avrà l’onore di prevalere. Il momento perfetto è dei coraggiosi che hanno paura della banalità. Non vi salva la vita, ve la colora.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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