Ossimori si nasce

La morte Sinisa Mihajlovic mi ha davvero colpito – tipo occhi lucidi da rincoglionito – perchè è l’evento annunciato più inaspettato, perché è il finale del film che ti stronca, perché tu dici che non può essere vero sapendo che era perfettamente possibile ma anche perfettamente impossibile. Mihajlovic è la morte di ciò che mi ha salvato in anni difficili e ancora oggi mi tiene vivo: l’ossimoro. Perché, se ci pensate, chi vive vite mediamente non qualunque si affida all’ossimoro (figura retorica consistente nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari, CIT). Noi ammiratori di Mihajlovic, anche senza sapere nulla di calcio, del suo calcio, siamo attratti da chi ci racconta una storia e al contempo ci strapazza con un giudizio tranchant. Siamo portatori sani di passioni, e ammorba(n)ti di debolezze creative. Siamo piede e testa, sudore e sangue (e che globuli bianchi!), idee e cieli plumbei. Viviamo nel buio illuminato, godiamo di un’infinita provvisorietà e ci illudiamo che una malattia in fondo sia un appuntamento per una festa di guarigione in più.
Questo era Sinisa Mihajlovic per me e per quelli come me dei quali non gliene fotteva niente delle sue punizioni a 160 km all’ora, ma che si commuovevano quando lo vedevano, in piena pandemia, in un popolare programma di quiz a perculare conduttore e concorrenti come se fosse la famosa lumaca di Pirandello che sulla padella sfrigola e pare che ride. E invece muore.

Ossimori si nasce, e per fortuna degnamente si esce di scena.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *