Rami secchi

Ho sempre avuto un problema coi rami secchi. La mia propensione a tagliarli quando ancora avevano un che di verde e l’esitazione a bruciarli quando erano ormai decrepiti, hanno fatto sì che questi benedetti rami secchi dalle mie parti non abbiano mai fatto, nei tempi giusti, la fine che meritavano. Perché questo tipo di repulisti ha un valore se effettuato nel momento giusto: insomma se è importante sgombrare la vita dai pesi inutili, lo è ancora di più farlo quando si deve fare, non un minuto prima né un minuto dopo. Occhio, usualmente tendiamo a tirare fuori l’argomento per questioni di amore, quando invece gli ambiti più complessi e degni della massima attenzione sono altri: amicizia, lavoro, rapporti sociali. È lì che bisogna fare un giretto di ronda in più.

A parte le ragioni di ingombro, i rami secchi hanno una pericolosità insita, nascosta. Molti sembrano ancora solidi, in grado di reggere. Invece sono trappole: cedono di schianto facendoci precipitare nel vuoto della fiducia malriposta. E poi sono fuorvianti. Ci inducono a prendere sentieri ciechi: di chi è la colpa della loro trasformazione da solidi tronchi in fragili pezzi di legno? Perché è avvenuta? E quando è cominciata?
Tutte domande pressoché inutili giacché l’urgenza del ramo secco è nella sua essenza di non essenza. Sta lì, dove non deve più stare perché oltretutto è pericoloso nella stagione del fuoco. E di incendi prevenibili è fatta la nostra vita.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *