Figli di un dio esploratore

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Dovreste sapere con quanta maniacale ammirazione seguo tutto ciò che riguarda il capitano Ernest Henry Shackleton (leggete qui se avete qualche minuto da dedicare all’ebbrezza dell’avventura narrata). Ebbene qualche giorno fa è stato annunciato il ritrovamento del relitto del suo Endurance, una delle navi più importanti della storia delle esplorazioni, a tremila metri di profondità nel Mare di Weddell, più di un secolo dopo il suo naufragio tra i ghiacci.
Ecco, sopra, le immagini registrate dal drone subacqueo: la nave è ben conservata per motivi scientifici che mi interessano poco. Io so che è stata preservata dal dio dell’umano ardimento che premia il coraggio, la curiosità, l’altruismo e l’abnegazione. Quel dio che oggi mi manca maledettamente e nel quale ripongo la poca fede che mi ritrovo. Perché se un dio esiste, è con gli intrepidi, con gli esploratori, con i sognatori che riconoscono la preziosità del sogno.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Figli di un dio esploratore”

  1. Ciao Gery,
    ho notato anch’io l’afflato con cui esalti le gesta di Shackleton, e devo dire che mi ha un po’ stupito, forse perché ti raffiguro come una persona mite ed equilibrata.
    Il consiglio che mi sento di darti è quello di separare il gesto (ma vorrei anzi dire: la narrazione del gesto, mancando l’esperienza diretta) dalla considerazione a tutto tondo della persona. Shackleton era pur sempre un essere umano e come tale non privo di difetti e di un inevitabile bagaglio di errori (umani anche questi).
    Estendere le qualità di un gesto alla persona che l’ha compiuto, tanto più se non è persona che abbiamo conosciuto – ne converrai – può portarci ad abbagli. In più, mi “preme” una considerazione.
    Tu cosa penseresti di chi, oggi, pubblicasse un’offerta di lavoro con queste parole: “Stipendio irrisorio, nessuna tutela, pessime condizioni di lavoro”?
    Beh, riportate ai tempi, sono più o meno le stesse parole usate da Shakleton per reclutare il suo equipaggio.

  2. Grazie del contributo di attualizzazione. Ma gli eroi non vivono di attualità e leggere con l’ottica di oggi le gesta e il famoso annuncio di reclutamento dell’equipaggio significa azzerare i nostri sogni. Il mito finisce dove inizia la dietrologia che lo giudica a distanza di anni.
    P.S.
    Non ho capito – e mi sono sforzato – cosa c’entra la tua visione (ci conosciamo? e se sì perché ti nascondi nell’anonimato?) della mia presunta mitezza e del mio ipotizzato equilibrio con l’ammirazione che nutro per un grande esploratore.

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