L’articolo pubblicato su la Repubblica.
Dall’Uditore a New York. Basterebbero queste poche parole per identificare lo spirito di un teatro come il Teatro Massimo, che nel giorno dell’inaugurazione della stagione 2020 sceglie di mandare in streaming la prima del “Parsifal” di Wagner e identifica quattro punti cruciali per accendere i maxischermi. Una piccola libreria di frontiera, la “Europa” in via Uditore a Palermo, un avamposto di resistenza culturale presidiato da una coppia di quarantenni che si dividono tra social e progetti scolastici, e-commerce e giradischi, best seller e libri usati. Piazzetta Bagnasco, l’isola che non c’era al centro della città dove, grazie alla sinergia di commercianti e imprenditori riuniti in associazione, ogni settimana si tirano fuori sedie e amplificazione e si discute di libri, di musica, di storia e di futuro. L’aeroporto Falcone e Borsellino che per afflusso di passeggeri e per numero di voli macina record e che rappresenta una porta importante per la città che apre le sue porte. La New York University, dove per la prima volta un teatro d’opera italiano sarà collegato in diretta con l’Auditorium della Casa Italiana Zerilli-Marimò, nel cuore del West Village a Manhattan.
Mentre da direttore della Comunicazione del Teatro ragionavo su questo progetto col sovrintendente Francesco Giambrone, quel concetto è venuto fuori come per incanto: dall’Uditore a New York. Ci siamo detti: è perfetto per questo teatro. Un’istituzione che abbraccia tutta la città, non soltanto quella nella sua orbita, e che non considera le periferie come confini dell’impero ma come laboratorio di una nuova felicità possibile: quella che viene dall’arte condivisa e mai imposta. Ma è anche una istituzione che guarda lontano, oltre l’oceano, consapevole che la malattia più pericolosa per le politiche culturali è la miopia. Nel consolidamento dei risultati del Teatro Massimo il web è stato uno strumento cruciale, le nostre dirette non hanno bruciato neanche un biglietto o un abbonamento perché l’essenza della tecnologia applicata all’arte sta tutta nella semplice purezza di un risultato: creare desiderio.
Domani (oggi per chi legge questo articolo sul blog) il Parsifal della nostra Sala Grande risuonerà tra gli studenti americani, tra gli scaffali di una libreria, tra le sedie di una piazza, tra i viaggiatori appena atterrati all’aeroporto. Ma sarà anche nelle case del mondo, grazie alle finestre sul sito del Teatro Massimo, di Repubblica e alla diretta di Rai Radio 3. A creare desiderio con la più antica forma di innovazione che l’uomo conosca: la curiosità.
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