Funziona così. Il migliore argomento per demolire il nemico è ridicolizzarlo con tesi ridicole. Sembrerà incredibile ma è questo il metodo di successo con cui il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, twittatore indefesso nonché complottista che non crede all’allunaggio, avanguardista che propone il matrimonio fra specie diverse “purché consenzienti”, no-vax della prima ora, mette alla berlina gli avversari politici. In questo tweet ad esempio indica al popolo i veri nemici del reddito di cittadinanza appendendoli al cappio del loro stipendio.
Per Sibilia e i suoi accoliti infatti i guadagni altrui sono una vergogna. La ricchezza è un orribile reato in un mondo fatto di gettoni a pioggia, più nulla per tutti: del resto un partito politico che ha abolito qualsiasi merito non può concepire che ci sia un ruolo che valga più di un altro, altrimenti Sibilia non dovrebbe stare dove sta, su una poltrona chiave per la sicurezza di questo Paese. Cottarelli, Boeri, Caldenda, Fedeli possono essere democraticamente criticati per i loro (eventuali) errori, ma pretendere di condurli alla forca – per di più da sottosegretario all’Interno – per la loro dichiarazione dei redditi è un’operazione ignobile. Non è neanche un colpo al di sotto della cintola, è l’indecente uso del ridicolo che fa audience in tempi bui quando una cazzata si trasforma con un clic in un argomento di vasta trattazione politica.