Il problema non è Gasparri che mi dà del demente (stare agli antipodi intellettuali di uno come lui è un traguardo umano e professionale), ma Gasparri che si fa la ricerchina su Twitter per vedere cosa si dice di lui e delle sue gesta. Vale la pena di ricordare che questo signore è vicepresidente del Senato e che la sua concezione di politica sembra essere modellata sul sistema dialettico dei social: caricare, mirare, fuoco. Fuoco in tv quando sputazza sentenze nelle tribune politiche nelle quali tende a spadroneggiare come un boss di paese, fuoco sui social quando si inventa (lui o chi per lui) passati remoti che non esistono, fuoco di passione insana quando c’è da aggredire, mordere, divorare. Insomma l’uomo giusto per il ringhio giusto. Perfetto per la nuova coalizione virtuale venuta fuori dal referendum: ai nuovi barbari serviva proprio uno spalatore di melma di esperienza.
Ah, Gasparri. Mi bloccò anni fa per un parere contrario al suo circa il decreto [firmato da quel governo] sulla wifi in Italia. Non ne sento la mancanza.
Ciao,
Emanuele