Asini senza paracadute – reloaded

La storiella di ieri si è arricchita di particolari, alcuni dei quali un po’ penosi, che meritano qualche riga, tanto per non trascurare nulla.
Se ci fosse un reato del copia-incolla, ci sarebbe gente che meriterebbe l’ergastolo. Tipo quello che legge solo i titoli e si fa un film tutto suo: uno che magari pensa che “il Miglio verde” sia un documentario sugli Ogm.
La parola d’ordine è non.
Non leggere.
Non approfondire.
Non dubitare.
Non lasciarsi tentare dalla prudenza.
Non aspettare.
Quindi nella foga di far finta di ragionare su un tema, è tutto un inciampare di link, un accavallarsi di opinioni che spaziano dalla fame nel mondo alla cena pantagruelica vista Instagram. E soprattutto una rarefazione di argomenti da Nobel per la Fisica: evidentemente il sotto vuoto spinto ha misteri ancora non svelati.
Ingiuria! Si grida all’ingiuria per il titolo di un noto post. Ma la regola del non è implacabile. Guai a leggere che la parola asino è legata al famoso modo di dire “asino che vola”, pure citato nel testo. No, asino è qualcuno che va difeso! C’è una vittima da salvare con la barella del copia-incolla. Quindi arriva puntuale il link, o il suo inciampo, su una sentenza che ha visto condannata una docente che aveva dato dell’asino all’alunno. Peccato che l’ingiuria è stata depenalizzata qualche mese fa e che che l’imputata non è stata condannata per aver definito asino l’alunno “…(epiteto che potrebbe, in linea di principio, riconnettersi ad una manifestazione critica sul rendimento del giovane, con finalità correttive), ma anche bugiardo, handicappato e nullità”.
Bastava leggere, invece di fermarsi al titolo.
Ok, fine della storia. Ma una morale ce la dobbiamo regalare, con tutta onestà. In un non luogo come il web dove la polluzione del commento e l’onanismo della minchiata hanno spesso il sopravvento sui sopravvissuti di buona volontà, non sarebbe meglio mettere un timer alla tastiera? Scrivi una cosa e invii, ma scatta un orologio che ti ricorda che hai ancora tempo per tornare indietro, per ripensarci. Per capire che hai commesso un errore, indifendibile. Che se le lucciole e le lanterne non sono la stessa cosa, non è colpa delle lucciole (oddio, e le lanterne?), ma di chi vaga nel buio del mondo credendo di brillare di account eterno. Senza riuscire a staccare gli occhi dall’estasiato volo dell’asino.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “Asini senza paracadute – reloaded”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *