Asini senza paracadute

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Il fatto nudo e crudo. Il Teatro Massimo nella sua nuova campagna pubblicitaria ha una foto in cui due ragazzi tengono tra le mani un portabiglietti pieghevole. Qualcuno ha visto in quest’immagine un dettaglio esilarante, se fosse stato vero: i due che tengono in mano un depliant capovolto. Solo che così non è. Il Teatro ci ha persino scherzato su. E poi basta aver tenuto almeno per una volta tra le mani un portabiglietti (di teatro, di aereo, di nave, voucher) per capire di cosa si tratta.
Niente. Sfottò sulla comunicazione 2.0 (proprio oggi in cui sui giornali si parla della comunicazione 2.0 del Teatro, guarda un po’). Addirittura il pippone sulla città disamministrata, in cui per le anime candide e amanti del vero/buono/giusto, vivere è un incubo.
Peccato che le filippiche poggiano su un presupposto che, semplicemente, non c’è. Tutto è al suo posto in quella foto, come è chiaro a chi guarda con occhi sereni. Se pure l’illusione ottica avesse suscitato un dubbio, bastava non dico staccare gli occhi dal volo estasiato dell’asino ma porsi una semplice domanda: è mai possibile che solo io sono furbo e tutto il mondo è fesso?
Oppure bastava controllare, verificare, dinanzi a un simile apparente strafalcione (della serie, notizie troppo belle per essere vere). Ma questo attiene al giornalismo, lo capisco.
Come dite?
Ah.
Trattasi di gente del mestiere, giornaliste insomma.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Un commento su “Asini senza paracadute”

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