L’esempio che vi sottopongo mi sembra cruciale per dare un’idea della realtà del web in Italia.
C’è un sito, l’Huffington Post, che propone un’ampia varietà di contenuti.
C’è la voglia di imitare un format americano di grande successo.
C’è il vezzo di portare testimonianze che dovrebbero risaltare non per il valore della testimonianza stessa, ma per la figura che la propone.
C’è un gran lavoro di Seo, con una perfetta indicizzazione.
Manca solo una cosa: la qualità del testo.
Perché l’ortografia e la solidità degli argomenti non sono un bug di sistema.
Ecco, leggete questo pezzo della columnist dell’Huffington Post Italia, Anna Kanakis, e ditemi se non è da manuale. Per come non si scrive.
E’ firmato “Anna Kanakis. Attrice e scrittrice”.
Se recita come scrive, è spacciata.
…ma lei è attrice e scrittrice, mica cotica…
…ma, a me pare che sia tanto un “post” in una linea di convergenza con il pensiero e la capacità dialettica del suo direttore, Lucia Annunziata. Cito alcune celebri frasi da lei pronunciate: “i funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c’è il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte”. Ancora: “Io rimango atea e marxista, ma esprimo ogni apprezzamento verso la cultura cattolica.”
Insomma, tra le contraddizioni in termini si potrebbe capire che voglia esprimere un’idea fuori dal coro, ma poi non basterebbe neanche un traduttore simultaneo (dal sarnese all’italiano?) per capire cosa voglia dire. Nella trasmissione “in ½ h”, che va in onda nel primo pomeriggio della domenica, esprime il meglio di se stessa: formula una domanda e difronte allo sguardo esterefatto dell’intervistato si vede costretta a riformularla con altre parole per arrivare a far capire di cosa si tratta ma non necessariamente che cosa voglia sapere di preciso.