E’ il momento dei coming out. Radio, web e tv sono illuminati da improvvisi attacchi di sincerità in cui l’insospettabile si veste di una finta colpa e rivela che i suoi gusti sessuali hanno una determinata direzione.
E’ la morte della discriminazione?
Non credo. Anche se parlare, raccontarsi è sempre un buon modo di condividere la libertà. Ritengo piuttosto che l’eccessiva esposizione produca un’assuefazione, che non sia la coltura estensiva dell’argomento a garantire il migliore raccolto di ragioni. Piuttosto che rivelarsi indiscriminatamente, i candidati al coming out potrebbero insomma diluire le loro iniziative nel contesto quotidiano. La serenità si nutre di ordinarietà. Fare piuttosto che dire potrebbe essere un buon modo per far passare concetti moderni senza incappare nella moda del dichiararsi a tutti i costi, magari a favore di telecamera.
Più esplicitamente, io preferisco vedere due omosessuali che passeggiano tranquillamente mano nella mano piuttosto che vederli partecipare a una rissa televisiva contro il becero sessista di turno.