Il fatto che Masi vada a combinare guai lontano dalla Rai è una notizia che dovrebbe riempire di gioia innanzitutto gli elettori di centrodestra. Perché i danni peggiori l’ormai ex direttore generale della radiotelevisione pubblica (pubblica?) li ha causati al sistema nervoso dei simpatizzanti del suo stesso schieramento, quel Pdl che Masi ha ciecamente e ridicolmente servito. Non c’è nulla di più scocciante che vedere affidate le proprie legittime istanze agli sconsiderati: mi metto nei panni di un estimatore del Pdl.
Masi si è impegnato, con ammirevole imperizia, a perorare cause importanti, come quella del contraddittorio in tv, con metodi da Corrida (non la manifestazione spagnola, ma il programma televisivo italiano). Un dilettante allo sbaraglio con stipendio a sei zeri.
Quando ha balbettato in diretta con Santoro, conduttore sgradito alla coalizione di cui Masi è umiliato (e umiliante) alfiere, gli ha regalato il trionfo dell’Auditel. Qualcuno avrebbe potuto pensare che tutto era architettato per portare acqua al mulino della Rai e avrebbe peccato di ottimismo perché un’altra telefonata, stavolta fantozzianamente bavosa, a un’altra trasmissione – L’isola dei famosi di Simona Ventura – ha invece segnato un declino di ascolti.
Insomma Masi scimmiotta il suo idolo, il Gran Telefonista per eccellenza, senza riuscire a ottenere lo stesso profitto. Promette scintille ai poveri elettori di centrodestra e produce solo flatulenze mediatiche. Che fanno ridere sì, ma alla fine che sollievo quando si cambia aria…