In un raro momento di catalessi televisiva, per la precisione tra le 20,30 e le 20,45 di ieri, mi sono fatto artigliare dalla pubblicità. Uno spot su due (statistica casalinga) è di case automobilistiche. Ho scoperto che se ho un problema di psiche, di relazione, di sentimento, di contabilità, di famiglia, di lavoro, di salute, di vacanze, di umore, non devo far altro che acquistare una nuova auto. Bastano 450 comode rate, a tasso da esecuzione capitale, per una protesi sociale a cinque sportelli, sicura e rapida come un’arma avveniristica, solida come l’appendice sessuale di Rocco Siffredi (postumi della discussione di ieri, scusate), rassicurante come l’illusione della felicità.
Ho un’auto di cui pagherò le rate fino al 2011. Forse dovevo osare di più.