Sto scrivendo una nuova storia. Ogni volta che mi cimento in un’impresa del genere ho una strana sensazione che attraversa i seguenti stadi.
Entusiasmo.
Vertigine.
Comunicatività.
Ritrosia.
Leggerezza.
Timore.
(sindrome di) Abbandono, bruttanatroccolite.
Depressione.
Ossessività compulsiva.
Ilarità.
Debolezza verso i vizi.
Attaccamento allo sport.
Senso di onnipotenza.
Debolezza.
Felicità.
Basta per farvi comprendere la potenza delle storie? Eppure il raccontare è un’emozione inferiore rispetto al leggere. Allora perché di storie non ce ne narriamo più? In una favola, in un racconto, in un’avventura impaginata c’è un tumulto di sentimenti e sensazioni unico, in alcuni casi indimenticabile.
Sarò scontato, ma vi chiedo una cosa.
Stasera togliete il televisore dalla vostra stanza da letto. Troverete il tempo per leggere di paesi lontani ed eroi vicini, per apprendere di vite dimenticate e per indossare eroici panni altrui. Riderete o vi commuoverete in complicità col vostro cuscino. Amerete il vostro partner con uno spunto in più, oppure finalmente lo odierete come merita. Troverete luccichii che non vi immaginavate e, una volta tanto, per sognare non vi toccherà necessariamente dormire.
C’è un mondo meraviglioso da sfogliare, senza la De Filippi o (dio mi perdoni) Michele Santoro.
Un mondo di vera finzione. Il più vero.