I grandi cercano una morte grande?

Ultraman si pone delle domande e dà delle risposte. “I grandi cercano una morte grande? E la morte è ancora più grande se è violenta? Alla prima domanda non so rispondere, penso di non avere sufficiente coraggio per entrare in quest’ottica. Alla seconda domanda rispondo decisamente di sì”.
Tere allarga il raggio della sua provocazione. “Trovo che tale atteggiamento sia comparabile alla scelta di partner con le medesime caratteristiche caratteriali che ognuno di noi fa: chi incappa nei tossici o alcoolizzati, chi nei depressi o, viceversa, chi finisce col prediligere i leader, le figure carismatiche. E’ la concretizzazione del vecchio detto secondo cui ognuno è artefice del proprio destino. Lì dove la fortuna o la sfiga hanno poco gioco, ci ritagliamo dei ruoli: vittime o carnefici, vincitori o vinti. E’ una teoria che sto sperimentando personalmente ribaltando i miei atteggiamenti abituali e, udite udite: FUNZIONA DAVVERO COSI’!!! Io mi sto divertendo (ma, confesso, ci sto anche marciando) a studiare le reazioni altrui come fossero topi in un laboratorio ed è semplicemente spaventoso verificare come, anche le persone più intelligenti, siano facilmente manovrabili, praticamente prevedibili in maniera vergognosamente elementare”.
Secondo Mela 68 “la morte è la fine per tutti. Persino di un’intelligenza superiore. Non c’è modo di sopravvivere alla fama che si è inseguita per una vita se si cerca, in modo più o meno cosciente, la fine della sopravvivenza stessa”.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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