Le mefitiche intercettazioni ambientali collocano il tunisino Azouz, il “sopravvissuto” alla strage di Erba, nel girone degli opportunisti crudeli, con diritto di residenza anche in quello dei delinquenti abituali. Si apprende infatti che della moglie e del figlio ammazzati da quei matti di Olindo Romano e Rosa Bazzi a lui non gliene importava un bel nulla. Coi corpi ancora da seppellire, Azouz si preoccupava di andar a scopare con un’amica della moglie. I traffici di stupefacenti non hanno subito battute d’arresto se non giusto il tempo dei funerali. Il tunisino si sentiva sicuro, come se con il sangue dei suoi familiari avesse pagato ogni conto con la giustizia e dovesse anzi riscuotere un surplus di impunità. Gli atti che hanno portato al suo arresto trasmettono un cinismo imbarazzante: il signor nessuno improvvisamente celebre per meriti criminali altrui arriva ad ammettere che questi mesi (cioé il periodo che va dalla strage dei familiari a oggi) sono stati i più belli della sua vita.
Se Rosa Bazzi e Olindo Romano potevano incarnare il male assoluto, Azouz ne rappresenta la terza dimensione.