Non sarà per un’eventuale bega giudiziaria, poiché il garantismo impone prudenze che sono spesso digeribili come le pietre. Non sarà per incapacità tecnicamente manifesta, poiché ai parlamentari non viene richiesta alcuna perizia. Non sarà nemmeno per capriccio, poiché la democrazia non è un sentimento (pur suscitandone molti, drammaticamente diversi).
Potrebbe essere per Twitter, sì.
Se si cercasse un buon motivo, universalmente valido, per mettere alla porta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, lo si troverebbe nelle sue scorribande sul popolare social network. Il tweet su Greta e Vanessa in cui l’incauto politico mescola il peggio del ciarpame internettiano col meglio della sua lungimiranza politica, che com’è noto è pari alla sua purezza intellettuale, è un’occasione preziosa per le forze democratiche di questo Paese per depurarsi.
Sapevamo che per governare, come per svolgere molti lavori, occorre sporcarsi le mani. Ciò che non sapevamo, sino all’avvenuto decollo del Gasparri pensiero, è che a certuni il fango stimola, eccita, accende. Però in Italia abbiamo bisogno di politica, non di mud wrestling.