Esistono due tipi di dinformazione: quella militante, alla Minzolini, e quella per partito preso, travestita da dissenso. Di quest’ultima è maestro Giuliano Ferrara.
Ieri sera il giornalista anti-verità ha riassunto le vicende della Val di Susa pressapoco così: i No Tav sono, nel migliore dei casi, personaggi che si oppongono al progresso, a una migliore circolazione delle merci, e che godono solo ad avere l’ovetto a chilometro zero.
Qualunque persona di buon senso, anche senza sapere nulla delle ragioni contrapposte che stanno alla base dello scontro sul Tav, diffiderebbe di una rappresentazione così semplicistica della vicenda. Ma questo non interessa a Giuliano Ferrara. La sua missione disinformativa non prevede l’esistenza di teste pensanti, al di fuori del suo studiolo. Lui non parla, pontifica. Non vuole telespettatori o lettori, ma fedeli.
Solo che le vie della fede, come quelle del Signore, sono infinite. Quelle del Tav passano attraverso valli e montagne che non vogliono essere sfregiate.