Un tremendo effetto collaterale causato dalla terapia berlusconiana allo Stato italiano mi pare che sia quello della criminalizzazione della bellezza femminile. Siccome il premier ha, diciamo, un debole per le ragazzine carine, diventa automatico indignarsi quando si vede una parlamentare o un’aspirante tale appena passabile.
Il rischio è quello di promuovere tutte le racchie a simbolo dell’intelligenza e tutte le bone a simbolo della vacuità.
Per coscienza, formazione e per un residuo di mascolinità, mi oppongo fermamente a questa logica.
E’ vero che l’aspetto fisico non deve essere decisivo per la scelta di una candidata alle elezioni (oddio, parlo come monsignor Coletti), ma è anche vero che non deve diventare un elemento di discriminazione.
Insomma, evitiamo generalizzazioni e non sputiamo sulla bellezza solo perché qualcuno ha un problema con la scala dei valori.
Altrimenti si finisce come quel pescatore che sentendo gli amici lamentarsi per l’alta marea, iniziò a svuotare il mare col secchiello…