Saggia apostrofe a tutti i caccianti

Illustrazione di Gianni Allegra
Illustrazione di Gianni Allegra
Storie minime

di Roberto Puglisi

“Fermi! Tanto non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro”.

Giorgio Caproni

Una giovane modella è stata divorata da un organismo nemico. Le hanno amputato piedi e mani. La morte è arrivata dopo l’assalto al castello. Parabola ghiotta e morale del nostro essere infinitesimali e finibili, tra le braccia di una sorte imperscrutabile. Io conosco un’altra storia un po’ così. Solo che alla fine nessuno muore, o chissà.
Lui si chiamava Enzo e suonava il pianoforte da Dio allo Zen. Un Dio misericordioso si accorse di quel talento fiorito tra i padiglioni e si fece vivo nella persona di un munifico mecenate che volle sostenere gli studi musicali di Enzo, pagandogli il conservatorio. Il metronomo cominciò a segnare tempi diversi, giornate finalmente accordate. Lo spartito cancellò la sinfonia dello spaccio e la sostituì col quartetto di un’ignota felicità.
C’è sempre una stonatura, un organismo nemico che riporta la gioia alla sua evidenza di cenere mortale. Enzo si stancò delle dita abbandonate sulla strada dei tasti. Tornò alla droga, tornò in carcere. Lasciò il piano in cantina. Sarebbe facile dire che lo lasciò nel buio con tutti i suoi sogni. Chissà se fu davvero mai così. Ora, Enzo – così mi dicono – è uno che si sta facendo avanti allo Zen, un grosso nome. Non ha rimpianti apparenti. Forse è il nostro romanticismo inguaribile che ci spinge a condire tutto con la nostalgia. Sei sempre tu ciò che ti mangia.