Dopo aver visto Micaela Biancofiore a “Piazza pulita” mi sono reso conto di aver commesso un errore clamoroso. Non è stato per quel suo modo di gracchiare ragioni insensate, travestite da argomentazioni congrue. Né per quella imbarazzante coincidenza tra fedeltà al capo e cecità al mondo. Né per la concatenazione di frasi tristemente illogiche, tipo quella sulle donne, “la maggioranza”, che davanti al ricco e potente perdono la testa. Non è stato nemmeno per il suo memorabile senso della dismisura, secondo il quale se la legge sta stretta a Berlusconi non è lui che deve dimagrire, ma la legge che va ricalibrata.
No, non è stato per le bugie consapevoli e per le verità inconfessabili, né per quel suo rappresentare un’Italia talmente altra, da essere ormai aliena, estranea, nemica.
E’ stato per un dettaglio che si può raccogliere solo quando il tempo avanza e i compleanni si accumulano, un errore gravissimo: farmi rubare il tempo. Un’ora di cazzate si sopporta, un’ora di bugie ti intossica.
E Biancofiore è una che mente sin dal suo cognome.