Nel settembre scorso mi incuriosì la vicenda di Salvo Castagna, il cantante-imprenditore che stupì la nazione acquistando un costoso spazio pubblicitario su Raiuno durante la partita di calcio Italia-Repubblica Ceca per far conoscere una sua canzone. Il motivetto era piacevole, l’idea di uno che investe su una passione mi affascinava, insomma intuivo che c’era una storia da raccontare. Concordai con la Repubblica un pezzo e chiamai Castagna che era ora di cena.
Avevo una certa urgenza di scrivere il pezzo perché già il web si era accorto del personaggio e il cartaceo cercava di mettersi in pari col consueto ritardo. Il tizio non rispose alla mia telefonata ma mi mandò un sms chiedendomi chi ero e che volevo. La cosa in qualche modo mi insospettì: uno che ha una canzone in promozione non fa lo schizzinoso al cellulare, risponde e basta, soprattutto se è soltanto Salvo Castagna. Comunque mi presentai e spiegai ulteriormente. Lui, sempre via sms, fu abbastanza scostante e mi scrisse che forse potevamo risentirci l’indomani. Io feci presente, sempre via sms, che i miei tempi erano molto ristretti. E lui che fece? Mi liquidò dicendomi che allora l’articolo non gli interessava: unico caso al mondo di esordiente che rifiuta un pezzo su un quotidiano che non è proprio l’Eco di Carrapipi. L’indomani Castagna fu ospite all’edicola di Fiorello, dove fece la figura del dilettante e non solo dal punto di vista musicale.
Un paio di giorni fa la mia amica Stefania Petyx, grande cacciatrice di notizie, ha raccontato su Striscia la notizia chi è davvero questo Salvo Castagna: uno che ha tirato su una compagnia telefonica senza pagare i creditori, uno che alla faccia dei debiti gira in Ferrari, uno che ha millantato di aver conseguito una laurea al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, uno che chiacchiera troppo insomma.
Ecco alla luce di tutto questo, quell’intervista mancata è stata tutto sommato una fortuna. Perché, affascinato da un brandello della storia di questo Salvo Castagna, avrei probabilmente contribuito in modo del tutto involontario alla costruzione di un personaggio che non merita neanche un castello di sabbia. Ci stavo cadendo, insomma.
Nessuno è infallibile: queste righe rappresentano un mea culpa.