L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.
Cannoli e passito sulla moneta commemorativa da 5 euro del 2021. L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha deciso così di celebrare i prodotti tipici siciliani: per completezza di informazione c’è anche la moneta dedicata ai tortellini emiliani, quindi almeno stavolta niente strepiti di disparità tra Nord e Sud. Se è vero che il mondo è un’interminabile sfilata di simboli, il cannolo è una icona tra le più universali (e ruffiane): tramanda gusto, ammiccamento, complicità, gola, sesso, politica, trasversalità, crosta e crema al tempo stesso. Neanche coppola e lupara arrivano a tanto. È quindi il simbolo meno simbolo in assoluto, è piuttosto un ologramma di una tradizione che, in epoca di contaminazioni globali, sforna panettoni da record lontano da Milano e sushi memorabili lontano da Tokyo. Insomma cannoli e passito su una moneta commemorativa non commemorano un bel nulla di questi tempi confusi, con cultura e tradizioni chiuse per decreto, con sensi ottenebrati da emozioni da asporto. L’impressione è che una scelta del genere sia qualcosa di molto simile al fumo negli occhi: fumo della presunta valorizzazione di un prodotto che oggi praticamente non c’è se non come merce clandestina da spacciare sottobanco tipo delinquenti senza scrupoli; occhi socchiusi perché arrossati dal freddo di una solitudine collettiva.
C’è in certe decisioni politiche e culturali un irritante scollamento dal qui e adesso che vorrebbe scimmiottare la storia, ma che invece diventa storiella, panzana al limite del raccontabile. Come al bar, quando i bar esistevano ancora, tra amici alticci, in una fredda serata invernale: la sai quella dei cannoli e del passito che si fecero moneta da cinque euro?