Il governo di Re Giorgio II, l’unico sovrano senza corona che succede a se stesso in una repubblica monca, inizia con un ruggito e qualche artigliata. E poco importa se la mano è tremante e lo sguardo è velato dalle lacrime. Il messaggio al Paese e alla Storia è chiaro: non siete stati in grado di muovere un passo da soli e siete stati costretti a chiedere aiuto a un vecchio di ottant’anni, quindi ora si fa come dico io e non rompete i coglioni.
Napolitano è, ironia della sorte, il vero artefice di una nuova stagione politica in cui ci sarà un premier con una tabella di marcia già fissata dal Presidente-Re e in cui la politica sarà chiamata a un’inusitata prova di responsabilità.
La parte più interessante del discorso di insediamento mi è parsa quella dedicata al Movimento 5 stelle con un esplicito distinguo tra piazza e Parlamento, tra rete e democrazia. Il resto (l’appello alle larghe intese, le lodi a Monti, le accuse velate all’innominato Berlusconi, la dichiarazione di inefficienza indirizzata all’invisibile Bersani) fa parte di un copione che sarà sviluppato con soporifera dovizia di dettagli dai giornali: e io non voglio conciliarvi il sonno, adesso.
I grillini dunque. Continua a leggere Tra leoni, grilli e pecoroni (molti i pecoroni)