Signorini, un cazzo

signorini chi marianna madia

Alfonso Signorini, che ha un cognome ingannevole, non va criticato per il suo uso pecoreccio del giornalismo squadrista in vecchio stile berlusconiano. No, va messo al bando per abuso di cattivo gusto, nel senso più ampio possibile: uno che ancora gioca col doppio senso del gelato nella bocca di una donna è un cretino a prova di calci in culo, un irredimibile mascalzone che si finge intellettuale per mascherare il suo disprezzo verso ogni opera intellettuale (cioé dell’intelletto). Un infiltrato dei cretini per distruggere ogni residua resistenza del popolo dei normodotati. E infatti, con le sue 350 mila e passa copie mensili vendute, Chi è un cavallo di Troia nella fortificazione sociale delle famiglie medie che resistono come possono nella giungla di uno Stato grottescamente crudele coi deboli, ma che talvolta (purtroppo) cedono al fascino del finto glamour dell’house organ di una cosca che si spaccia partito.
Non credo quindi che la sortita del finto signorino Signorini debba essere materia per l’ordine dei giornalisti, ma che sia il sentire comune a dover fare il suo dovere. Come quando da bambini c’era il compagno di giochi che dava fuoco ai cardellini in gabbia o che sputava a chiunque osasse contraddirlo. A suo modo voleva essere figo, a nostro modo si svelava come un promettente, pericoloso, disadattato.
Signorini va lasciato lì dov’è, da solo, col suo patetico giornale che non racconta, ma sputa. E da oggi, oltre ad azzerare il debito pubblico, prendiamoci carico di un nuovo impegno sociale: azzerare quelle 350 mila copie mensili.
E non venite a romperci le palle con la storia dei posti di lavoro. Se io lavoro per Chi e non mi ribello dinanzi certe porcate, sono correo del signorino. E pago di conseguenza. Amen.