Banane

banana Constant

Ora allo stadio si lanciano banane a giocatori che se sono spiritosi se le mangiano lì stesso, altrimenti si incazzano e chiamano l’arbitro a sbrigarsela lui. Il problema è che i giornali sono costretti a fare titoli tipo “Lanciate due banane a Constant” dimenticando che il sottinteso del messaggio giornalistico è talmente sottinteso che il rischio del ridicolo è stratosferico. Perché magari sarebbe meglio titolare: “Provocazione razzista contro Constant” o al limite, se se ne ha il coraggio, “ultrà coglione priva il suo orifizio di una banana e la getta in campo”. Quel che manca è la capacità del salto logico, l’astrazione professionale che racconta fuori dagli schemi qualcosa di odioso e di altrettanto contagioso. Lanciare una banana in campo è una scemenza che chiunque può fare senza particolare abilità. Basta essere meno intelligenti di altri, meno aperti di altri, meno interessati al mondo degli altri, meno esperti della vita. Basta essere meno, insomma.
Siccome, a dispetto di alcune dottrine democratiche, non è assolutamente vero che siamo tutti uguali – lo ripeto e ci metto pure il maiuscolo, NON E’ VERO CHE SIAMO TUTTI UGUALI – sarebbe opportuno che si usassero mezzi eccezionali contro scemi eccezionali. E non parlo di provvedimenti legislativi, ma di raggruppamenti verbali, di controffensive concettuali.
Chi lancia le banane è un coglione, una finta scimmia che scimmiotta (e pure malissimo) le vere scimmie. Non ci vuole la forza pubblica per isolare questi minus habens, bastano i compagni di curva, basta un Genny meno carogna e meno fetente (magari con una semplice maglietta “Fruit of the loom”) che anziché minacciare Amsik intimidisca i fruttivendoli complici.
Perché, diciamolo chiaramente, il rischio grottesco è che in un futuro molto vicino, la banana venga classificata come arma impropria. E che i giornali arrivino a titolare: “O la buccia o la vita”.