C’è stato un tempo in cui ho sbagliato molto e pericolosamente. Ci pensavo leggendo le notizie sull’assassinio del povero Willy Monteiro Duarte, pestato a sangue per aver cercato di sedare una rissa. Nella mia adolescenza e anche nel periodo confinante, proprio sul limitare dell’età adulta, sono stato un tipo manesco. Non ero aiutato dal fisico – non ero muscoloso, ero sportivo sì, ma ben lontano dal modello palestrato – ma per una misteriosa convergenza di fattori sociali e psicologici, se gli eventi mi davano il la ero pericolosamente incline a menare le mani.
Poi un giorno incontrai la persona sbagliata, che oggi definirei invece la persona giusta. Un tale che mi diede tante di quelle legnate che, come si dice, mi tolsi il vizio: ancora oggi ho un incisivo spaccato che mi ricorda quell’incontro. E dire che di mazzate ne avevo prese anche prima, ma quella volta fu quella giusta. Si trattava di uno che aveva bloccato la strada col suo furgone per scaricare sacchi di farina destinati a un panificio. Ebbi la sventura di trovarmi dietro di lui e di avere fretta. Mi accorsi troppo tardi della sua stazza, ormai ero già troppo avanti nel battibecco. Finì con la mia faccia contro il cofano di un’auto, e tutto quel che ne consegue…
C’è solo un capitolo, quello finale, esilarante che posso rivelare oggi.
Tutt’e due passammo dal pronto soccorso e finimmo l’uno accanto all’altro: entrambi mentimmo sulle cause dei nostri guai (io avevo la bocca malconcia, lui aveva il classico occhio nero) e nessuno seppe mai nulla di questa cosa tranne, per quanto mi riguarda, un paio di miei amici fidati (di cui uno è, appunto, dentista).
Sono stato fortunato perché ho capito in tempo che questo atteggiamento non aveva nulla a che fare col mio progetto di vita: vengo da genitori colti e onesti che detestano persino la violenza cinematografica; non sono mai stato attratto dal machismo; sport tipo il pugilato mi annoiano a morte. Però mi metto nei panni di chi ha un figlio adolescente che una sera esce e che incappa in una rissa – le cose accadono e nulla può impedirlo. Che farà quel ragazzo? Interverrà? Farà finta di niente? Fuggirà?
Che tipo di insegnamento si può tramandare in questi casi?
“Fatti i cazzi tuoi”?
“Difendi il più debole”?
“Non ti fare calpestare da nessuno”?
È davvero difficile trovare una strada quando nessuno l’ha tracciata prima. Di certo contano la formazione, l’ambiente familiare, l’indole. Ma più di tutto pesa la fortuna. Magari quella di trovare un energumeno che hai sottovalutato, provocato incoscientemente e che ti fa assaggiare il cofano di un’auto come antipasto per la vita, per poi sedersi accanto a te al pronto soccorso e fare finta che nulla sia accaduto.
Provare vergogna è un buon modo di crescere.