Serata con amici musicisti. Si ascoltano vecchi brani, senza cedere alla nostalgia: per noi la musica del passato ha un tasso qualitativo innegabilmente superiore rispetto a quella che si ascolta per ora, quindi siamo serenamente rassegnati.
Poi qualcuno mette mano ai dischi. Sì, proprio quelli: i vinili. Si tirano fuori gli album, i 33 giri o long playing come si chiamavano. E sembra che il tempo si accoccoli accanto a noi.
Un’immagine mi colpisce, tanto che la blocco con uno scatto fotografico: il disco di Nat King Cole tra le mani del mio amico Gaetano sembra enorme, innaturalmente grande.
E – lo capisco – non è l’abitudine alla maneggevolezza del cd, ma la lente di ingrandimento del tempo. Che almeno in questi casi non è passato invano.