In questi due giorni di televisione pubblica ci sono due eventi di grande importanza. Il Festival di Sanremo e l’intervista di Papa Francesco a Che tempo che fa. Mi dicono che Amadeus se la sta giocando alla grande (forse stasera darò finalmente un’occhiata), ma da quel che ho letto grazie a fonti qualificate il suo spettacolo è stato ben congegnato, ben strutturato e ben condotto. Domani Fabio Fazio – uno che ha intervistato Obama, Macron, Morricone e via celebrando, solo per dire quelli più recenti – dialogherà col Papa in diretta. E c’è da sciacquarsi la bocca prima di alzare un ditino: Fazio non è Vespa, e la sua Italia non è un plastico di Porta a Porta. Questi due eventi da soli – aggiunti a una rinnovata attendibilità del Tg1 grazie alla direttrice Maggioni, ma questa è una pulsione professionale – finalmente contribuiscono a mettere in nuova luce la Rai. Sono sempre stato molto critico nei confronti della televisione pubblica, qui e altrove, però adesso mi pare che ci siano risultati dinanzi ai quali bisogna fermarsi e fare quel che nei teatri, da secoli, si fa per approvare una rivoluzione o per celebrare un tentativo fallito di restaurazione, per omaggiare gli artisti talentuosi, per scacciare l’idea imbarazzante che la cultura è solo quella che non si capisce un cazzo, o che parla una lingua per pochi correi.
Applaudire.
E basta.