Ho installato a casa tre dispositivi collegati ad Amazon Alexa: un Echo, un Echo Plus e un Echo Spot. Ho anche installato due lampadine Philips Hue che dovrebbero essere governate dall’assistente vocale. E il “dovrebbero” già vi deve mettere sull’avviso. Questa non è una recensione tecnica, ma il minimo resoconto di un’esperienza di tre mesi.
Andiamo con ordine.
L’idea di un governo vocale delle cose di casa è affascinante e cinematografico. Solo che nello specifico, quando si tratta di passare dalla fantasia alla realtà, le cose si complicano. Il sistema Alexa è una bella idea, ma – va detto – siamo ancora molto lontani da un concetto efficace di domotica.
Ecco i miei appunti.
- Ascoltare la radio. Non tutte le radio sono sincronizzate e non tutte “girano” bene: Radio Capital, ad esempio, ogni tanto si prende una pausa.
- Ascoltare musica. Uno dei tasti dolenti è la non completa compatibilità coi servizi musicali in streaming. C’è Spotify ma ad esempio non c’è iTunes (che è il servizio a cui sono abbonato). La scelta di default è quella di Amazon music, ma è molto limitata. L’alternativa è pagare. Amazon per esempio, che ha proposte a partire da 3 euro al mese, non una cifra eccessiva si capisce, ma la questione è di principio: perché devi costringermi ad abbonarmi a una cosa che ho già?
- Il rapporto col telefono. Ho un iPhone X e quando ho acquistato il primo Echo Plus pensavo: “Che bello, adesso potrò usare il mio dispositivo come un vivavoce per casa”. Scordatevelo. Non c’è compatibilità per le telefonate con smarthphone e telefonini vari. Echo si mette in contatto, a mo’ di telefono, solo con un altro utente dotato di Echo. Inoltre se avrete la malaugurata idea di collegare via Bluetooth il vostro cellulare con uno dei dispositivi di Amazon, sarete tempestati dalle interferenze. Anche la semplice digitazione di un tasto sul telefonino interferisce ad esempio con la riproduzione della musica di un Echo.
- Luci e interruttori. Un’ecatombe. Sono stato costretto a cambiare o restituire tre lampadine: una Philips Hue e due Avatar. La prima si è scassata dopo venti giorni, nel senso che si è disconnessa definitivamente trasformandosi in una classica lampadina che si accende e spegne solo con l’interruttore. Le altre non sono mai riuscito a sincronizzarle con il dispositivo per motivi ignoti persino al centro assistenza di Amazon che mi ha consigliato di restituirle e chiedere il rimborso (cosa che ho fatto). L’interruttore ogni tanto si disconnette dalla rete wi-fi, pur essendo in zona ben coperta, e mi costringe a repentini reset. Inoltre dimenticatevi l’opzione in cui voi chiedete che una data cosa si accenda a un’ora e si spenga a un’altra ora: un’operazione così semplice è complicatissima con questi strumenti giacché bisogna impelagarsi nella gestione delle cosiddette “routine” e il risultato è che vi rompete le scatole al secondo dei trentadue passaggi e quel cazzo di ventilatore lo accendete e lo spegnete con le vostre manine.
- Riconoscimento vocale e capacità di reazione. Alexa impara e questa è una notizia buona e cattiva nello stesso tempo. Buona perché comunque mette dentro alcune delle vostre abitudini e diventa sempre più rapida a eseguire gli stessi ordini che date sempre a certe ore del giorno. Cattiva perché raccoglie dati, tutto quello che gli dite e forse anche altro. Per quanto si possa essere appassionati di tecnologia – è il mio caso – sometimes un brivido mi prende nel pensare che ho una trasmittente sempre accesa in camera da letto…
2 commenti su “Io e Alexa, e non è amore”