Odio perdere tempo. E’ un sentimento, questo dell’irritazione crescente per il tempo sprecato, che è venuto fuori soprattutto negli ultimi anni. Probabilmente perché intorno ai cinquanta inizia un conto alla rovescia e allora si guarda alle cose con più attenzione.
Ho imparato che la perdita di tempo è sempre in agguato e non ha nulla a che fare con l’ozio, che invece è un modo affascinante di usare il tempo senza agguantarlo. E soprattutto mi sono accorto che è un nemico dai mille travestimenti.
Eccone qualcuno.
Una cena con cibo scadente: meglio un panino e una birra, e tempo in più per un’altra birra…
Una partita di calcio noiosa: meglio un libro.
Un libro noioso: meglio una partita di calcio noiosa.
La ramanzina di un capo che non stimate: e lì l’antidoto si chiama incoscienza.
La ricerca spasmodica del consenso: nell’inutile attesa di un applauso i minuti possono pesare quanto ore, mesi, anni…
Svegliarsi presto la mattina se siete di malumore: senza l’oro in bocca, il mattino rischia di esporre altri orifizi meno interessanti.
Andare a letto presto se siete di buonumore: il sonno è una perdita di tempo quando si ha voglia di fare altro.
Cercare di riparare qualcosa che si è rotto per la seconda volta: in certi casi il bricolage è una pericolosa forma di onanismo.
Una lite coniugale quando non evolve verso la separazione definitiva: tanto inutile quanto nociva.
Un programma di Maria De Filippi: uno qualsiasi.